Perché i Conservatori attaccano il Politicamente Corretto? La scorrettezza è un valore del nostro tempo?

Perché i Conservatori attaccano il Politicamente Corretto? La scorrettezza è un valore del nostro tempo?

Negli ultimi anni, il dibattito intorno al politicamente corretto (PC) ha assunto una crescente importanza nella politica contemporanea, soprattutto tra i conservatori e la cultura della post-destra, sia in Italia che in altri paesi occidentali. Comprendere perché il PC sia diventato un bersaglio così accanito, quali dinamiche culturali e politiche siano sottostanti e quali conseguenze possa avere per la nostra civiltà, è fondamentale per una riflessione consapevole su questo fenomeno.

Il Politicamente Corretto: origini e significato

Il termine “politicamente corretto” ha le sue radici negli ambienti accademici statunitensi degli anni ’70 e ’80, quando si iniziò a promuovere un linguaggio e comportamenti inclusivi per rispettare le minoranze etniche, sessuali, religiose e sociali. L’intento era nobile: creare una società più equa e rispettosa delle differenze.; costruire un sistema sociale dove la percezione della differenza potesse diventare il traino per la creazione di un progetto di convivenza mediante compromessi, negoziazioni e dialogo; un progetto utopico che vide la politica come grande assente.

In Europa, il politicamente corretto è stato raccontato come una distorsione ideologica del marxismo, interpretato come un bigottismo progressista capace di minacciare la libertà di pensiero. Il fenomeno è stato associato a determinate tendenze come la cancellazione della Storia, la sostituzione della realtà con il moralismo. Il progetto iniziale, nato nelle università americane, è diventato un meme culturale di battaglia politica da parte di una cultura di post-destra, che a gito nel depauperare un percorso d’inclusività per una configurazione di pensiero unico predominante funzionale nel cancellare le differente.

Il PC è percepito, oggi, come una forma di censura o imposizione ideologica.

I conservatori e la costruzione del nemico

Uno dei principali argomenti contro il PC è la difesa della libertà di espressione. I conservatori sostengono che il PC limita la capacità degli individui di esprimersi liberamente, imponendo un controllo eccessivo sul linguaggio e sul pensiero. In Italia, ad esempio, figure come Matteo Salvini hanno spesso criticato il PC come un freno alla libertà di esprimere opinioni, anche se controverse.

Il PC è spesso visto come un prodotto del progressismo sociale e culturale, che molti conservatori percepiscono come una minaccia ai valori tradizionali perché nell’arena mediatica che costituisce la politica spettacolo, il PC è interpretato come lo strumento della “sinistra” identificata come il male da combattere. Ciò è particolarmente evidente nelle questioni legate alla famiglia, alla religione e alla nazione. Gli attacchi al PC possono essere interpretati come una resistenza al cambiamento e una difesa di un ordine sociale percepito come naturale e giusto. Un sondaggio di SWG del 2023 ha rilevato che il 62% degli italiani è preoccupato che il PC stia erodendo i valori tradizionali.

Criticare il PC diventa un episodio del racconto politico odierno, che si traduce in una strategia di costruzione del consenso. Presentandosi come difensori della “gente comune” contro l’élite progressista e i media mainstream, i politici della post-destra possono galvanizzare il loro elettorato. Questo è evidente nei discorsi di leader come Giorgia Meloni, che ha usato la critica al PC per rafforzare il suo appello populista in una cornice mediatica.

La scorrettezza come valore

Con l’aumento degli attacchi al PC, la scorrettezza è emersa come un nuovo valore. Essere “politicamente scorretto” è diventato sinonimo di autenticità, coraggio e opposizione all’ipocrisia percepita dell’élite progressista. Esempi di questo fenomeno sono visibili nel crescente successo di personalità mediatiche e politici che fanno della provocazione e della sfida ai tabù culturali il loro marchio di fabbrica.

In un’epoca di comunicazione globale e di social media, la scorrettezza è proposta come una forma di autenticità, un rifiuto delle convenzioni sociali considerate false o oppressive. Basti pensare a Vittorio Sgarbi, che ha costruito la sua carriera sulla provocazione e sulla rappresentazione dell’italiano che maschera l’insulto e il turpiloquio pubblico come forma di manifesta libertà e creatività.

Molti critici del PC sostengono che le raccomandazioni imposte siano ipocrite e che non affrontino i problemi reali. Essere “politicamente scorretto” è percepito come un modo per svelare verità scomode e sfidare la retorica dominante. Questa narrazione è potente nei discorsi dei media conservatori e nei movimenti populisti.

Conseguenze per la civiltà

Le conseguenze di questa dinamica sono molteplici e complesse, influenzando vari aspetti della società.

La crescente polarizzazione è una delle conseguenze più evidenti. La battaglia tra PC e scorrettezza alimenta divisioni profonde all’interno della società, creando un clima di confronto costante e di radicalizzazione delle posizioni. Il discorso pubblico può soffrire in un ambiente dove la scorrettezza diventa la norma. La qualità del dibattito si deteriora quando la provocazione e l’insulto sostituiscono l’argomentazione razionale e il dialogo rispettoso.

La sfiducia nelle istituzioni e nei media cresce quando questi sono visti come parte di un complotto per imporre il PC. Tale narrazione distopica può portare a una crisi di legittimità dei sistemi esperti e deli organi di rappresentazione evidenziati come acquiescenti al politicamente corretto e strumenti per la creazione di un presunto pensiero unico dominante.

La resistenza al PC può rallentare il progresso sociale, ritardando le conquiste in termini di diritti civili e uguaglianza. Tuttavia, può anche stimolare una riflessione critica sui limiti del progressismo e sulla necessità di trovare un equilibrio tra inclusività e libertà di espressione.

Esempi concreti di questa dinamica sono facilmente riscontrabili online. Un video virale di Salvini che deride le “buone maniere” imposte dal PC durante una trasmissione televisiva o gli editoriali su testate vicine ai Conservatori italiani che denunciano l’imposizione del linguaggio neutrale, interpretato come una privazione alla libertà dell’insulto. Allo stesso modo, i (social)media sono pieni di contenuti che celebrano la scorrettezza come una forma di ribellione.

In conclusione, il dibattito sul politicamente corretto e la scorrettezza riflette tensioni profonde nella nostra società. Cosa aspettarsi per futuro? L’utilizzo quotidiano del turpiloquio come forma di espressione della propria libertà per garantire la protezione dei valori tradizionali. Ma quali sarebbero i valori tradizionali? “Stronza” e “frociaggine?”