In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale (IA) ridefinisce i confini del “reale”, la decisione di Giorgia Meloni di invitare Papa Francesco al G7 di Bari per discutere di IA solleva questioni significative. La presenza di una figura influente nel dibattito pubblico in discussioni multidisciplinari, come quelle sull’IA, potrebbe essere vista come un tentativo di aggiungere un ulteriore strato di legittimità morale alle decisioni politiche.
Tale approccio rischia d’introdurre ulteriori bias culturali non in grado di trasformarsi in chiavi di lettura, in un campo che richiede un’analisi multidimensionale. La religione, con le sue profonde radici culturali e morali, può offrire una prospettiva preziosa sull’etica dell’IA, ma quando si sovrappone alla politica tecnologica, rischia di amplificare gli stereotipi esistenti e distogliere l’attenzione da questioni più pragmatiche.
Populismo Tecnologico
Il “populismo” è lo spirito del tempo dell’era contemporanea, esso rappresenta la cornice comunicativa in grado di definire messaggi e sfide all’interno di una logica di polarizzazione che si esprime mediante un archetipico “noi” e “loro”(nemico, amico, alleati, avversari). Tale logica binaria tende a semplificare il dibattito rendendo qualsiasi argomento una discussione tribale tra faide opposte senza opportunità di dialogo ma evidenziando una forte appartenenza mediante degli stereotipi precostituiti da meta-narrazioni per finalità di consenso.
La tecnologia, nello specifico l’IA, non si sottrae da tale schema portando alla ribalta del palcoscenico mediatico un confronto in grado di rappresentare il fenomeno in una contrapposizione fluida tra ruolo salvifico e minaccia per l’umanità. Nel primo caso, L’IA è presentata come una forza inarrestabile che cambierà radicalmente la nostra società, risolvendo le sfide globali e portando prosperità a tutti. L’altro lato della medaglia evidenzia dei pericoli esistenziali per la specie umana e per le sue attività nella società.
Secondo Giorgia Meloni, l’Intelligenza Artificiale rischia di:” barattare la libertà con la comodità”. Tale enunciazione rappresenta una meta-narrazione di populismo tecnologico dove la Premier evidenzia il tema all’interno di una cornice di rappresentazione duale presentando una struttura narrativa polarizzata tra un positivo(libertà) e un negativo(comodità); tale meta-narrazione assume significato se contestualizzata nel racconto del post-conservatorismo italiano dove il “lavoro” è un tema narrativo fondamentale della rappresentazione pubblica della premier, connotato attraverso un feticcio Fordista( tempo, luogo di lavoro, orario, sacrificio, dignità).
L’IA, dalla Premier Meloni è interpretata, in un contesto di narrazione politica, come una minaccia ad un equilibrio esistente, Giorgia Meloni necessità quindi di una guida in grado di contenere tale fenomeno, inserendo una sfida narrativa al racconto del “lavoro” minacciato dalla IA; l’attante narrativo in questione è rappresentato dal Papa e dalla religione come fase trasformativa degli eventi per alimentare l’intreccio meta-narrativo della politica del Governo.
Difendere l’Uomo
Il ruolo del Papa nell’ambito dell’IA, può portare all’introduzione di un bias religioso all’interno del dibattito pubblico evidenziando una narrazione di “costruzione di una tecnologia attorno all’uomo.”
Per comprendere appieno le implicazioni del bias religioso nell’interpretazione dell’IA, è importante esaminare le sue molteplici manifestazioni. Una di queste è il tentativo di attribuire qualità umane o divine all’IA, considerandola una sorta di entità sovrannaturale capace di influenzare il destino umano. Questa visione può essere alimentata da interpretazioni religiose che vedono la creazione dell’IA come un atto di emulazione della creazione divina, portando a una sorta di culto dell’IA. Tale Teoismo tecnologico rischia di minare le basi del principio antropico insito nella Genesi( “tu dominerai”) come elemento dominante del ruolo dell’uomo all’interno del creato.
Una macchina in grado d’imitare le facoltà umane rischia di interrompere la performatività del soggetto biblico relegando l’individuo a semplice artefatto e rendendo inutile il ruolo della religione di salvare l’uomo mediante la fede.
ll bias religioso può influenzare la nostra comprensione dell’etica dell’IA, spingendoci ad adottare un approccio dogmatico che privilegia certe prospettive religiose a discapito di altre. Ad esempio, un’interpretazione religiosa potrebbe condizionare la percezione dell’IA come una minaccia esistenziale o come una benedizione divina, ignorando sfumature etiche e implicazioni pratiche.
Seguendo tale intreccio, le leggi e le politiche sull’IA potrebbero essere influenzate da considerazioni religiose, portando a restrizioni o promozioni basate su convinzioni non strettamente accademiche e di ricerca.
Il Dibattito nella Società Aperta
In una società aperta al dialogo e alla comprensione, il punto di vista del Papa può comportare un’ulteriore filtro al dibattito senza lasciarsi però trasportare dal bias religioso rischiando di incanalare il tema in un contesto di “fede.” Invece di concentrarsi sulle implicazioni morali astratte, sarebbe più produttivo per i leader politici affrontare l’IA da un punto di vista che consideri gli effetti tangibili sul mondo del lavoro, valuti programmi di educazione e formazione , esplorando forme politiche per mitigare il divario digitale. Ciò richiederebbe un dialogo aperto basato su evidenze, piuttosto che una discussione guidata da simbolismi religiosi.
Secondo la Stanford University, l’IA si trova già in una fase di superamento delle attività umane in diversi ambiti, come ad esempio la classificazione d’immagini, comprensione dell’inglese, ragionamento basato su criteri associati al buon senso e alla pianificazione. Inoltre, le Intelligenze Artificiali(evidenziando una pluralità di strumenti e funzioni) hanno effetti positivi sulla produttività dei lavoratori umani, velocizzando il completamento dei loro compiti e migliorando la qualità complessiva degli stessi; utilizzandole viene ridotta la distanza tra i lavoratori con più abilità e quelli meno esperti.
Conclusioni
Quale approccio ha scelto l’Italia in materia di IA?
Per adesso, inserire le Intelligenze Artificiali nel dibattito politico all’interno di uno frame populistico per sollevare risentimenti e conquistare consensi tramite una stereotipia generale. E’ una sfida emergente oggi tentare d’instaurare un dibattito che tenga conto di accademici e professionisti in grado di valutare forme di adozione, criteri di diffusione tecnologica, monitorando i processi e costruendo un percorso di educazione per individuare un punto di raccordo tra l’uomo e la macchina in un rapporto di cooperazione.